Il gallo della via del Monte Testaccio...

La passeggiata in un caldo pomeriggio di metà giugno, caratterizzato però da un piacevole venticello che questo periodo accarezza spesso i colli della città, partiva dalle mura Aureliane.

Il più “grande” monumento di Roma che fu costruito tra il 270 e il 275 dall’imperatore Aureliano visto che le vecchie Mura serviane costruite nel VI secolo a.C., non erano più sufficienti a tenere lontano le minacce dell’epoca.

Dalla piazza Vittorio Bottego e lasciando le mura si apre la strada di Via Nicola Zabaglia che dirige verso il Monte Testaccio. Qui i rumori tipici e chiassosi della città lasciano lentamente il loro posto ai suoni più tranquilli del vento che si intrecciava sugli alberi alti, ricordando piuttosto un borgo lontano dalla città che un quartiere metropolitano.

Rome War Cemetery, il Cimitero monumentale curato dalla Commonwealth War Graves Commission

Rome War Cemetery, il Cimitero monumentale curato dalla Commonwealth War Graves Commission

A sinistra della strada si intravede il Rome War Cemetery, il Cimitero monumentale curato dalla Commonwealth War Graves Commission. Si tratta di un memoriale di guerra che custodisce le spoglie dei militari appartenenti al Commonwealth caduti a Roma durante la seconda guerra mondiale. Dal vestibolo dell’ingresso si estende la lunga fila delle croci, ciascuna come una silenziosa testimonianza di una vita che non c’e più. Infatti qui le tombe, allineate lungo le mura, sulla sinistra, sono segnalate da lapidi verticali che riportano date e luoghi di nascita e morte del defunto, lo stemma dell’entità militare di appartenenza, e in alcuni casi un motto o un pensiero. Al centro delle file è collocata la pietra della rimembranza, di fronte all’ingresso, in fondo al viale, una grande croce di pietra.

Rome War Cemetery, il Cimitero monumentale curato dalla Commonwealth War Graves Commission – vestibolo dell’ingresso

Rome War Cemetery, il Cimitero monumentale curato dalla Commonwealth War Graves Commission – vestibolo dell’ingresso

Qui, e mentre la luce calda pomeridiana dell’estate romana acquisisce una tonalità sempre più morbida, questo luogo di memoria storica, trasmette una sensazione di rispetto, di introversione, di riflessione e insieme di serenità, al riparo dalle correnti di traffico che rumoreggiano poco lontano.

Fontana del Boccale

Fontana del Boccale

Un po più avanti, sempre sulla Via Nicola Zabaglia sui piedi quasi del Monte Testaccio si incontra la Fontana del Boccale costruita nel 1931 su progetto dell’architetto e paesaggista abruzzese Raffaele De Vico (1881 – 1969). La Fontana si compone di un’area circolare, pavimentata con i classici San Pietrini, e si presenta con la metà a nord delimitata da un muretto composto di laterizi e travertino e la metà a sud delimitata da alcune colonne che creano un’area di rispetto. Sul beccuccio è presente una cannella dalla quale fuoriesce l’acqua che si riversa su un bacino a fior di terra.

Monte Testaccio

Monte Testaccio

Di fronte e prima di girare sulla via di Monte Testaccio che affianca l’omonimo Monte, si incontra la sede degli Amici del Teatro dei Documenti. Si tratta di un teatro davvero particole, una specie di “grottino” che non ha un palcoscenico tradizionale ove si recita in mezzo al pubblico.

Girando per la via di Monte Testaccio si entra in una dimensione del tutto particolare di Roma. In questo posto le sequenze tipiche del paesaggio cittadino si trasformano in una realtà che somiglia ad un piccolo borgo dove, la stradina, le piccole case, e il Monte sovrastante convivono armoniosamente e al riparo dalle tensioni della vita tipica della metropoli conferendo al luogo la dimensione del vicinato e dell’appartenenza in un quartiere romano.

Il breve tratto attorno al Monte conosciuto popolarmente anche come Monte dei Cocci, è formato da testae, cocci, in prevalenza frammenti di anfore usate per il trasporto delle merci, che venivano sistematicamente scaricate e accumulate dopo essere state svuotate nel vicino porto fluviale.

Qui si incontrano case piccole con i colori tipici di Roma e qualche bar chiuso, mentre sui cortili dipinti dai graffiti di ogni genere, si conserva di tutto; anche un vecchia Fiat Cinquecento bianca ferma da tempo e con la sua ruota di scorta sul tetto come un cappello che la protegge.

… un vecchia Fiat Cinquecento bianca ferma da tempo

… un vecchia Fiat Cinquecento bianca ferma da tempo

Più in la, e mentre il venticello pomeridiano scorre attorno al Monte che sovrasta la stradina, si cominciano a sentire i primi segnali di una qualche attività umana con i due falegnami a lavorare il legno e i ragazzi che preparano il bar per la vita notturna particolarmente movimentata da questa parti.

due falegnami

due falegnami

La rilasciante camminata di questo pomeriggio svolge ormai al suo termine mentre prima della fine del vicolo, nel cuore di Testaccio, appare inaspettatamente un gallo che con suoi passi decisi come se fosse il padrone assoluto, compie la sua consueta ricognizione del luogo…

©foto Eleni Kouri – https://elenikouri.com

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Melodie Romane alla “Fraschetta da Sandro” al Testaccio

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